Mazzo si muove incontro al visitatore soprattutto s’è detto, in una duplice veste: quella medievale e quella rinascimentale, nella quale ultima eccezione si accomunano per comodità Quattrocento e Cinquecento. Al medio Evo fanno capo i più volte accennati relitti castellani, compresa la nominata contrada già fortificata di Pedenale, però ormai in graduale disfacimento, ancorché – come fu rilevato a suo tempo dagli amici Perogalli e Bascapè in un non dimenticato volume sulle torri e castelli valtellinesi – un vero e proprio unicum nel contesto della storia architettonica di Valle; e al Medioevo ancora si riferiscono, tanto per rifarci ai monumenti più importanti, il Battistero romanico, o romanico-lombardo, che forse troppo facilmente e affrettatamente si volle trasformazione di un antico tempio pagano, e il campanile della Parrocchiale, di un tardo gotico di taglio nordico che non facilmente si accosta agli altri monumenti cinquecenteschi del borgo. Ma poi, dai Rodari del Battistero stesso, ma soprattutto dal Bernardino del Portale di Santo Stefano (“Bernardinus de Marosia”) del 1508, al Valorsa, il Cipriano gloria “grosina e di Valtolina” soprattutto presente nella chiesa principe e nella sua sacrestia come nel salone terreno della “domus” dei Lavizzari e nella casa Pozzi in contrada Pedenale, dal Gian Battista del Piaz artista e intagliatore nel legno degli stalli parrocchiali ai graffiti della casa dei Quadrio nell’originale cortile quasi quinta di teatro fino ai freschi primitivi quattrocenteschi e alla Madonna del Latte della casa detta ex-Venosta, è tutto un trionfale fiorire, uno spiccato concento di quel Rinascimento che fu forse il periodo più puro e più glorioso dell’arte italiana.
Più scarne le testimonianze del Barocco, e con ragione, se appena si pensi, come del resto per tutta la Valtellina, alle tristi vicende politiche e militari locali del Seicento.
L’indagine condotta non si ferma però qui, voglio dire a Mazzo in senso stretto, ma si allarga ad altri validi monumenti rientranti nella sfera d’azione dell’antica comunità mazzolata: alla contrada San Matteo con la relativa chiesa, a Sparso, a quel gioiello romanico che è la vicina chiesa di Sant’Abbondio in Vione, la cui vista dalla Statale è stata purtroppo ormai da tempo occultata da sconsiderate costruzioni.
Abbiamo tralasciato di menzionare altri monumenti, soprattutto civili, da casa Foppoli a casa Lavizzari ora Landriani, dal Municipio già Bonacorsi e forse Lavizzari alle altre numerose case schedate una per una e che dimostrano tutte, più o meno, una passata dignità e una nobiltà che è spesso vano cercare nell’uniforme fisionomia architettonica dei nostri giorni.
Pagina aggiornata il 13/06/2024